Nasce a Perugia il 3 maggio 1892, da Angelo e Belloni Clorinda. Avvocato. Repubblicano. Si iscrive al Partito repubblicano italiano (Pri) nel 1912; nel biennio 1913-14 è Presidente del circolo giovanile «Guglielmo Oberdan» e Segretario della sezione perugina. Nel 1915, mentre frequenta la Facoltà di legge, viene vigilato per le proprie idee politiche sovversive. In virtù della propria cultura e abilità gode di una certa influenza all’interno del partito, per il quale svolge intensa attività di propaganda. Di buona posizione sociale ed economica, partecipa come volontario alla Prima guerra mondiale e si guadagna il grado di ufficiale. Il 9 gennaio 1919 sposa la romana Emma Marini, dalla quale ha cinque figlie. Nel 1923 fonda a Perugia, insieme a Mario Angeloni, il locale gruppo combattente di «Italia Libera», intitolato a Muzio Censi, per il quale cura il periodico «La Libera parola». Nel 1925 è disposto lo scioglimento dei gruppi dell’associazione «Italia Libera» a seguito di attentati terroristici in diversi scali ferroviari. Il 4 gennaio 1925 viene arrestato, e la sua abitazione perquisita, con l’accusa di far parte di un’associazione volta sovvertire i poteri dello Stato con azioni violente. Alla chiusura delle indagini, è prosciolto e rimesso in libertà. L’8 novembre 1926, a seguito di una nuova perquisizione nella sua abitazione, sono rinvenuti articoli di giornali sovversivi ed è iscritto nella Rubrica di frontiera (Rf). Per tutti gli anni Trenta viene costantemente sorvegliato, anche se dal 1933 non è più ritenuto pericoloso per l’ordine nazionale. Suscitano tuttavia sospetto alcune frequentazioni: nel suo studio infatti, già dal 1936, si tengono riunioni alle quali partecipano esponenti di diverse correnti antifasciste. Nel 1941, continua a esercitare la libera professione di avvocato, malgrado sia osteggiato dai fascisti; mantiene inoltre una rete clandestina di contatti, in particolare con Salvatorelli, La Malfa, Capitini, Miliocchi, Bonaiuti e Ferrara. Viene sospettato di ascoltare radio straniere, fare incetta di generi alimentari razionati e di invitare a praticare l’accaparramento, al fine di far accrescere il malcontento nei confronti del fascismo. Per queste ragioni, ancora una volta è perquisita le sua abitazione, ma l’esito è infruttuoso. Le forze di polizia continuano negli appostamenti e la notte del 23 febbraio 1942 viene arrestato per ricezione di trasmissioni radiofoniche straniere e sequestrata la sua radio. Subisce una condanna a tre mesi di reclusione, L. 1.000 di multa e la sospensione per sei mesi dell’attività di avvocato. Dopo la caduta del fascismo, riprendono con frequenza gli incontri nel suo studio. Nel 1944, durante l’occupazione tedesca, è costretto alla clandestinità. Pur risultando irreperibile, si trova spesso nella propria abitazione, dove continuano le riunioni che conducono alla costituzione del Comitato provinciale di liberazione nazionale (Cpln), di cui è nominato presidente. Nel secondo dopoguerra, dal 1946 al 1952, ricopre la carica di Consigliere comunale per il Pri. Muore a Perugia il 28 agosto 1959.
Matteo Aiani
Fonti e bibl.: Asp, Questura di Perugia, Schedati, b. 1, fasc. 1; Acs, Cpc, ad nomen.