• Ingresso delle truppe alleate a Città di Castello, 22 luglio 1944
  • Primo raduno degli ex perseguitati politici della provincia di Perugia (1945). Fra gli ospiti, il terzo da sinistra nella fila in alto è l'avv. Mario Berlinguer, padre di Enrico, ex deputato aventiniano allora fra i massimi responsabili dell'Alto commissa
  • Partigiani della “S. Faustino Proletaria d'urto” in marcia
  • Partigiani jugoslavi della “Gramsci” a Norcia nel giugno 1944
  • 11.	Comando del battaglione “Tito” della brigata “Gramsci”. Al centro Svetozar Laković “Toso”
  • Partigiani della “S. Faustino Proletaria d'urto”

Angelini Gianna in Filipponi (Diana)

Nasce il 18 agosto 1924 a Fiamignano (Rieti). Maestra elementare. Antifascista. Proviene da famiglia benestante, in cui “arieggiava un po' il clima fascista” ma soprattutto non si parlava di politica. Giovanissima maestra a Vallunga (frazione del comune di Leonessa) dopo l'8 settembre 1943 collabora con il parroco a raccogliere cibo e indumenti per aiutare i prigionieri. Individuata dai fascisti, è dovuta scappare “senza idee, senza niente all'inizio per salvare la vita”. Pian piano, tra i partigiani che l'hanno accolta, inizia a capire e a svolgere un notevole e continuo lavoro d'ufficio, presso il comando della brigata Gramsci redigendo e copiando verbali, relazioni, bollettini. Tutto questo lavoro non consiste solo in una passiva opera di copiatura ma porta la giovane donna a intervenire durante le riunioni, in continuo contatto con il comando quando deve prendere decisioni. La partigiana Diana (nome di battaglia di Gianna) alterna la scrittura a macchina alle azioni partigiane e giunge fino a parlare in pubblico alla commemorazione dell'1 maggio 1944, al Salto del Cieco (località del comune di Ferentillo) di fronte a un pubblico prevalentemente maschile. Accompagna alcune spedizioni punitive nell'aprile 1944 senza entrare direttamente nelle azioni. È una delle poche partigiane a cui viene assegnata un'arma; partecipa all'ultima battaglia del monte della Pelosa e alla battaglia della Flaminia nel giugno del 1944.
In questo periodo si lega sentimentalmente con il partigiano Mario Filipponi di Piediluco. Il legame con Mario diviene ufficiale già alla Pelosa dove il comandante Pasquale (Alfredo Filipponi) celebra un loro “matrimonio” davanti a tutta la brigata. Il matrimonio sarà poi celebrato ufficialmente in chiesa a Piediluco, dove Gianna è diventata un membro riconosciuto della sua nuova comunità, presso la quale ha svolto fino alla pensione la funzione di maestra.
Le è stato riconosciuto il titolo di partigiana combattente (10 gennaio 1944 -14 giugno 1944).
Dopo la liberazione è entrata a far parte del Gruppo di Difesa della donna, poi Unione donne italiane (Udi), in cui collabora con Laura Rossi.
Gianna Angelini muore il 30 settembre 2015.

Carla Arconte


Giuseppe Gubitosi, Il diario di Alfredo Filipponi comandante partigiano, Editoriale Umbra, Perugia 1991; Asisuc, intervista a Mario Filipponi e Gianna Angelini, trascrizione dattiloscritta.
Mia intervista a Gianna Angelini, dicembre 2012; Alessandro Portelli, Biografia di una città. Storia e racconto: Terni 1830-1985, Einaudi, Torino 1985, p.269;
Asisuc, Anpi Terni, Resistenza/Liberazione, b. 2 Riconoscimento qualifiche 1946-1948
Appunti per una storia delle donne democratiche in Umbria; Marco Venanzi, Guerra alla guerra: la brigata garibaldina “Antonio Gramsci” nella primavera del 1944, in La storia rovesciata. La guerra partigiana della brigata garibaldina “Antonio Gramsci” nella primavera del 1944 di Angelo Bitti, Renato Covino, Marco Venanzi, Crace, Narni 2010.



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