Nasce a Spello (Pg) il 4 aprile 1900. Fabbro ferraio/bracciante. Comunista. Figlio di Vincenzo e di Lattarini Luisa, ha 5 fratelli: Mario, Giovanni, Filippo, Antonietta e Luigina. Frequenta le scuole elementari ed in giovane età si iscrive alla Sezione socialista di Spello, dove svolge intensa propaganda. Appartenente ad una famiglia di antifascisti, è sottoposto più volte a perquisizioni, sempre con esito infruttuoso. Nel settembre 1918 si trasferisce con la famiglia ad Assisi e nei primi anni Venti si iscrive al Partito comunista italiano (Pci). Il 9 aprile 1924 viene arrestato dai Carabinieri di Assisi, insieme ad altre tre persone, con l’accusa dell’omicidio di Artemio Pagliacci, Decurione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (Mvsn). Nei primi mesi del 1925, torna in libertà e si trasferisce a Roma, dove viene arrestato per offese al Capo del governo e condannato a sette mesi di reclusione.Il 5 novembre 1928, con ordinanza della Commissione Provinciale per il confino di polizia di Roma, viene assegnato al confino di polizia per due anni nell’isola di Ponza, poiché giudicato elemento pericoloso per l’ordine nazionale dello Stato. Mentre sta scontando la pena del confino, il 25 febbraio 1929 è arrestato e denunciato alla Regia Pretura di Ponza per lesioni nei confronti di un altro confinato e subisce una condanna di due mesi e sette giorni di reclusione. In seguito, l’8 settembre 1929, viene arrestato e denunciato alla Regia Pretura di Ponza per contravvenzione agli obblighi del confino di polizia e per violenza ed oltraggio alle forze di pubblica sicurezza. Il 16 settembre, è condotto nel carcere locale ed il 17 gennaio 1930 il Tribunale di Napoli gli infligge la condanna di due mesi e 15 giorni di reclusione e L. 200 di multa. Il 28 gennaio 1930, fa ritorno nella colonia di Ponza. Il 29 novembre 1930, il Tribunale di Napoli lo condanna a 3 mesi e 15 giorni di reclusione e L.100 di multa per danneggiamento e trasgressione al confino di polizia. Dopo avere scontato la pena, l’8 dicembre del 1930, lascia il carcere di Poggioreale per fare ritorno a Ponza.Scontati i due anni di confino, il 13 luglio 1931, torna a Spello dove viene tenuto sotto costante sorveglianza.Il 16 febbraio 1932, la Regia Pretura di Foligno lo condanna a 3 mesi e 15 giorni di arresto per ubriachezza, mentre la Commissione provinciale di Perugia, con ordinanza del 3 settembre 1932, lo sottopone ai vincoli dell’ammonizione per aver continuato a frequentare elementi politicamente sospetti e per aver tenuto comportamenti altezzosi ed arroganti nei confronti delle Autorità. Nel novembre del 1932, viene prosciolto dai vincoli dell’ammonizione per atto di clemenza del Capo del governo in occasione del Decennale.Il 7 marzo 1934, si trasferisce per motivi di lavoro a Littoria, nel Consorzio di Piscinara. Alloggia presso il socialista Antonio Vitali ed è costantemente vigilato. Nel mese di luglio, fa ritorno a Spello. Nel 1935, lavora saltuariamente come bracciante, incontra persone sospette, ma non mostra interesse per gli avvenimenti politici. Nel 1937, viene iscritto dal Ministero degli Interni nell’elenco dei sovversivi, attentatori, capaci di atti terroristici. Nel mese di dicembre, inizia a lavorare come operaio presso lo stabilimento Macchi di Foligno, ma nel febbraio 1938 viene licenziato per ordine della IV Delegazione Interprovinciale per le fabbricazioni di guerra. Fa ritorno a Spello dove viene vigilato. Nel 1938, si sposa, conduce vita ritirata, non appare interessato alle vicende politiche, né svolge attività contrarie al regime, pur mantenendo ferme le proprie idee comuniste. Nel 1939, la sua condotta non desta rilievi e, nel mese di marzo, si reca a Bastardo di Gualdo Catteneo per ragioni di lavoro, dove viene vigilato. Nel 1940, la Questura di Perugia dispone la revoca del suo abbonamento ferroviario ed il 15 aprile viene arrestato e tradotto nel carcere di Perugia per scontare 8 mesi e 20 giorni di reclusione, con l’accusa di furto. Il 3 gennaio 1941, viene scarcerato e può fare ritorno a Spello. In seguito, lavora a Foligno presso la ditta Federici, dove viene costantemente vigilato. La sua condotta non desta preoccupazioni. Nel dopoguerra, continua a lavorare come fabbro ferraio e bracciante. Muore a Spello il 1 marzo 1975.
Matteo Aiani
Fonti e bibl.: Asp, Questura di Perugia, Schedati, b. 2, fasc. 16; Acs, Cpc, ad nomen.