Nasce a Terni il 5 luglio 1911. Operaio. Comunista. Benchè iscritto ai fasci giovanili e, dal 24 maggio 1934, con iscrizione d'ufficio, al Partito nazionale fascista (Pnf), è vigilato dalle autorità di polizia in quanto considerato seguace delle idee comuniste. Attivo propagandista all’interno delle Acciaierie di Terni, dove lavora come tracciatore, è più volte fermato e diffidato. Il 25 agosto 1936 è arrestato con altri operai in quanto implicato nella diffusione di manifestini sovversivi inneggianti ai repubblicani spagnoli e alla vittoria del proletariato. Il 22 settembre 1936 viene condannato a cinque anni di confino di polizia alle isole Tremiti, dove è trasferito il 5 ottobre successivo. Anche in questa condizione continua a manifestare la propria fede politica: frequenta assiduamente i confinati comunisti e non si adegua alla disciplina imposta dalle autorità, rifiutandosi, ad esempio, di effettuare il saluto romano nei pubblici appelli. Per questo subisce altre condanne e per circa due anni, dal settembre 1937 al luglio 1939, è recluso nel carcere dell'isola di Ponza. Il 24 agosto 1941 è liberato dal confino per scadenza della pena, ciononostante, per il comportamento tenuto, è rinchiuso nel campo di concentramento delle Tremiti: qui è particolarmente vigilato in quanto considerato soggetto pericoloso. Alla caduta del fascismo è liberato dalla prigionia e subito si impegna nella lotta partigiana tra le fila del Partito comunista italiano (Pci). Responsabile dei collegamenti fra la direzione comunista di Roma e i comandi della Resistenza di Perugia e Firenze, chiede di essere utilizzato in azioni di guerra, nonostante soffra di una grave menomazione della vista. Rientrato a Terni, è tra gli organizzatori di una banda partigiana, composta da una ventina di uomini tra cui prigionieri di guerra russi, che opera in un’area montuosa posta tra Cesi (Terni) e Giuncano (Spoleto, Pg). E' in questo contesto che il 20 gennaio 1944, sul Monte Torre Maggiore, nel corso di uno scontro a fuoco con una pattuglia di paracadutisti tedeschi in azione di rastrellamento a seguito di una delazione, è colpito mortalmente mentre tenta di respingerne l'attacco. Alla sua memoria, nel febbraio 1944, è intitolato un battaglione della Brigata garibaldina “Gramsci” e, nel secondo semestre dello stesso anno, gli viene concessa la Medaglia d'oro al Valore militare: «Dopo l'8 settembre fu tra i primi a insorgere contro l'invasore. Comandante di un distaccamento partigiano, durante un potente rastrellamento tedesco, allo scopo di evitare la distruzione del suo reparto in procinto di essere accerchiato, ne ordinava il ripiegamento che proteggeva, rimanendo al suo posto, col fuoco di una mitragliatrice diretto contro i tedeschi incalzanti. Quale sfida al nemico issava il tricolore e dopo una lunga ed impari lotta, crivellato di colpi, cadeva da eroe sull'arma salvando così con suo cosciente sacrificio tutti i suoi compagni. Umbria, 20 gennaio 1944».
Angelo Bitti
Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 1344, ad nomen; Asisuc, Anpi Terni, Resistenza/LIberazione, b. 10, fasc. 5; Celso Ghini, Relazione di C. sulla provincia di Terni. Formazione di Cesi, 8/2/1944, in Giampiero Carocci, Gaetano Grassi (a cura di), Le brigate Garibaldi nella Resistenza. Documenti, vol. 1, Agosto 1943-maggio 1944, Feltrinelli, Milano 1979, p. 256; Giuseppe Gubitosi (a cura di), Il diario di Alfredo Filipponi comandante partigiano, Editoriale Umbra, Isuc, Foligno-Perugia 1991, pp. 283-285.