Nasce a Russi (Ra), il 23 giugno 1862. Farmacista. Repubblicano, socialista e comunista, appartiene ad una famiglia di consolidate tradizioni repubblicane e mazziniane. Amico di Guglielmo Oberdan e Andrea Costa, milita nel Partito repubblicano, vivendo in prima persona le vicende politiche di quegli anni in Romagna e a Roma, dove si trasferisce dal 1882 per continuare gli studi universitari e vi rimane sino al 1887. E’ in questi anni che si consuma la rottura con i repubblicani, da lui ritenuti non più rivoluzionari. Nel 1892 aderisce al Partito dei lavoratori italiani. Trasferitosi a Ferrara, è uno dei fondatori della prima sezione socialista della città e di numerose altre in quella provincia. Dopo un breve soggiorno a Reggio Emilia, nell’ottobre 1895 ritorna a Russi dove assume la direzione della farmacia di famiglia e fonda la Lega dei braccianti. Dal 1894, in quanto sovversivo, risulta vigilato e schedato. Nel 1901 partecipa al congresso di fondazione della Federazione nazionale dei lavoratori della terra e, nel 1902, a Imola al congresso nazionale del Psi. Nell’ottobre dello stesso anno, anche a causa dei crescenti conflitti tra socialisti e repubblicani, si trasferisce a Orte per dirigervi la farmacia cooperativa. Nell’aprile del 1903 si stabilisce a Terni, chiamato dai socialisti locali per dirigere la farmacia cooperativa e il giornale «La Turbina». In questa città diventa protagonista di un ventennio di lotte che lo rendono figura carismatica del socialismo locale. In un momento particolarmente difficile per il movimento operaio, travagliato da contrasti tra repubblicani e socialisti da un lato e, all’interno dello schieramento socialista, tra riformisti e sindacalisti-rivoluzionari, infonde nuovo vigore all’azione politica e sindacale. Assunta la direzione della Camera del lavoro, la riorganizza e la potenzia. A causa dei contrasti sorti in seno ad essa, è però messo in minoranza dai repubblicani, guidati da Costantino Fusacchia, e dai sindacalisti rivoluzionari di Alessandro Romagnoli, tanto che nel maggio 1905 si dimette dall'incarico. Nel 1904, forti contrasti politici lo portano a costituire un gruppo socialista autonomo. Nel 1906 è membro del comitato di agitazione che guida il grande sciopero dei metallurgici della Saffat, dando un contributo importante al buon esito della vertenza. L’anno successivo è tra gli organizzatori degli operai ternani nella lotta contro la serrata imposta dalla stessa azienda. Nel 1912 è tra i promotori delle manifestazioni contro la guerra di Libia; mentre l'anno successivo è alla testa dei mezzadri negli scioperi che si verificano a Narni e San Gemini. Nel 1913 è eletto membro del comitato direttivo della Federazione socialista umbra; nel 1914 invece assume l'incarico di consigliere comunale di Terni. Attivamente impegnato nelle manifestazioni antinterventiste, subisce per questo aggressioni ad opera di gruppi di interventisti. Al congresso del Psi del 1918 entra nella direzione; l’anno dopo però si dimette a causa dei contrasti intercorsi tra la minoranza rivoluzionaria e la maggioranza riformista. Nel novembre 1919 è candidato alle elezioni politiche: risulta eletto deputato per il collegio di Perugia con oltre 70.000 preferenze. Con le elezioni amministrative del 1920 e 1921 diventa consigliere comunale e anche provinciale. Nel gennaio 1921 partecipa al congresso socialista di Livorno: in tale sede rappresenta i massimalisti ternani, assumendo una posizione critica verso la strategia politica seguita dal partito nel dopoguerra. Nello stesso anno ottiene la direzione del periodico «Umbria proletaria», organo della Federazione provinciale socialista umbra. Nel 1922 aderisce alla frazione terzinternazionalista del Psi. Si oppone alle crescenti violenze scatenate dal fascismo umbro e, insieme al figlio Carlo, contribuisce ad organizzare a Terni gli Arditi del popolo, di cui è eletto membro del Comitato politico. Oggetto di ripetute aggressioni squadriste, agli inizi del 1923 è costretto ad abbandonare Terni. Si trasferisce dapprima a Vallecorsa, in Ciociaria, quindi a Montecelio, nell’agro Pontino, infine a Roma dove continua ad esercitare la professione di farmacista e, nonostante lo stretto controllo a cui è sottoposto, prosegue il suo impegno politico, candidandosi nella lista di Unità proletaria alle elezioni della primavera del 1924. Nell’estate dello stesso anno, in seguito alla fusione della frazione terzinternazionalista del Psi, aderisce al PcdI entrando a far parte del comitato federale comunista dell’Umbria. Agli inizi del 1926 l’aggravamento di una malattia agli occhi e il consolidamento del regime fascista lo obbligano a sospendere l’attività politica. Trasferitosi a Grotte Santo Stefano, una frazione di Viterbo, nel marzo 1929 torna nuovamente a Roma da dove, nel settembre dello stesso anno, raggiunge dapprima Genova, dove rimane sino all’aprile del 1932, quindi Parigi e infine, nel giugno, l'Unione Sovietica. Qui muore il 29 novembre 1940 ospite della Casa dei veterani della rivoluzione di Mosca.
Angelo Bitti
Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 1963, ad nomen; Asp, Questura, Radiati, b. 33, fasc. 39; AA.VV., Pietro Farini. Una vita per il socialismo, Supplemento a «Cronache umbre», 1959, 3; Farini Pietro, Pietro Secchia (a cura di), in Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, vol. II, La Pietra, Milano 1971, pp. 271-272; Patrizia Salvetti, Farini Pietro, in Dizionario Biografico degli italiani, Vol. 45, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1995.