Nasce a Belfiore (Foligno, Pg) il 29 novembre 1877. Possidente. Socialista. Nonostante provenga da una famiglia benestante del medio ceto imprenditoriale, sente sin da giovane il richiamo per la lotta politica in favore del movimento operaio: prima si iscrive al circolo repubblicano-socialista“Ludovico Marini”, poi nell'aprile del 1895 è tra i fondatori della sezione folignate del Partito socialista italiano (Psi). A partire dal 1899 partecipa a tutte le elezioni amministrative cittadine senza mai risultare eletto fino al 1907, quando diviene consigliere comunale. É rieletto nel 1909, mentre nel 1914 non si ricandida. Nelle elezioni comunali e provinciali dell'ottobre 1920 è eletto come consigliere in entrambe le istituzioni. Il 13 novembre 1920 viene eletto sindaco di Foligno, con 22 voti su 27, da un'assemblea comunale dominata dalle forze socialiste. Resta in carica sino al febbraio del 1921 quando, a seguito della scissione di Livorno avvenuta il mese precedente, si dimette, consentendo la formazione di una giunta a guida comunista. A giugno dello stesso anno viene eletto deputato per il Psi. Il 13 luglio 1921, nel pieno del biennio rosso, dopo la devastazione della camera del lavoro folignate, tenta un'infruttuosa manovra di pacificazione con i fascisti, fortemente criticata sia dai suoi compagni di partito che dai comunisti. Nel 1922 aderisce al Partito socialista unitario (Psu), la decisione di rompere con il Psi viene presa a seguito dell'espulsione dal partito di Filippo Turati, Claudio Treves e Giacomo Matteotti, esponenti socialisti a lui molto vicini. Dopo il delitto Matteotti (10 giugno 1924), è chiamato a sostituire in Parlamento il deputato socialista assassinato per mano fascista. La sua attività parlamentare si concentra nella creazione di un fronte antifascista, cercando appoggio anche nel movimento dell'Aventino. Per l'impegno contro il regime fascista, nel novembre del 1926, è condannato dalla Commissione provinciale di Perugia a 5 anni di confino, pena che sconta tra Favignana (Tp) e Lipari (Me) fino al proscioglimento, avvenuto nel novembre dell'anno successivo. Al ritorno a Foligno è più volte imprigionato. Tuttavia, l'impegno politico non viene mai meno: nel maggio del 1943 è presente insieme a tutti i massimi esponenti dell'antifascismo folignate al riunione del comitato clandestino. Nel novembre successivo, prima di rifugiarsi a Roma ed abbandonare il Comitato di liberazione nazionale (Cln) folignate per motivi di sicurezza, incontra un gruppo di partigiani ai quali oltre che incoraggiarli consegna la sua personale pistola a tamburo. Il 16 giugno 1944 Foligno viene liberata, il 19 dello stesso mese si insedia il Cln, di cui è presidente, ed è nominato sindaco Benetto Pasquini, il quale due mesi dopo è costretto a rassegnare le dimissioni per essere stato accusato ingiustamente dall'Allied control commission di collaborazionismo. Il 7 settembre, sempre su proposta del Cln, viene nominato sindaco di Foligno, in sostituzione del dimissionario Pasquini, accettando la carica dopo aver rifiutato l'offerta di diventare prefetto per la Provincia di Perugia. Il 19 novembre, a pochi mesi dalla nomina a sindaco, si spegne il “Sor Fiore”, così chiamato affettuosamente dalla sua gente. In suo onore nel paese natale Belfiore gli viene dedicata una lapide commemorativa: «faro di alta idea / nei lunghi anni dell'oppressione fascista / Ferdinando Innamorati /simbolo vivente di giustizia e libertà / raggiunse / attraverso il carcere le persecuzioni e la miseria / la perfezione dell'apostolato socialista / con la morte / il radioso trionfo del martire».
Yuri Capoccia
Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 2635, ad nomen; F. Bettoni, Ferdinando Innamorati (1877-1944) e il socialismo folignate, «Bollettino storico della città di Foligno», 27-28 (2003-2004), pp. 145-165; A. Dal Pont e S. Carolini, L'Italia al confino. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, vol. III, La Pietra, Milano 1983, p. 1221; N. Proietti, I sindaci di Foligno, «Bollettino storico della città di Foligno», 7 (1983), p. 293-295.