W. Walter Orebaugh nasce nel 1910 negli Stati Uniti, a Wichita Sedgwick in Kansas. Nel 1932 entra nel servizio estero degli Stati Uniti. Dal 1937 al 1941 svolge la funzione di Viceconsole a Trieste dove incontra Manfred Metzger, rampollo di una famiglia agiata austriaca che lo aiuterà negli anni avvenire. Promosso al ruolo di Console nel 1941, l'anno successivo è inviato a Nizza con il compito di proteggere gli interessi statunitensi nella Francia occupata e di promuovere il rimpatrio dei cittadini americani. In questo ambito, prende contatto e dà assistenza finanziaria ai movimenti della Resistenza attivi nella Francia meridionale in cambio di informazioni: riguardanti l’esercito tedesco e la sua avanzata e i progetti della Resistenza in merito all’attacco e al sabotaggio delle linee ferroviarie e dei porti. Ai primi del novembre 1942, per motivi di sicurezza, trasferisce la sede del Consolato Americano da Nizza al Principato di Monaco, qui nello stesso mese viene arrestato dall'esercito italiano nel corso di un'operazione militare effettuata nel Principato. Le autorità italiane lo internano in Italia, insieme a due delle sue assistenti: Nancy Charrier e Amy Houlden. Dapprima lo trasferiscono a Gubbio, quindi a Perugia, presso l’hotel Brufani. Dopo l’8 settembre, per non cadere in mano ai tedeschi, con l’aiuto di una cameriera dell’albergo, Vittoria Vechiet, i tre scappano e si rifugiano presso l’abitazione di Margherita Bonucci. Dopo alcuni mesi, con l’aiuto della figlia di Margherita, Valentina, il console riesce a prendere contatti con Bonuccio Bonucci, uno dei fondatori della Brigata Proletaria d’Urto - San Faustino. Unitosi con i partigiani lascia la casa di Margherita. Grazie al suo amico austriaco, che lo aveva già aiutato economicamente più di una volta dal momento del suo internamento, riesce a ottenere un falso documento d’identità con il nome di Michele Franciosi. Sarà lo stesso Metzger che provvederà al successivo trasferimento in Vaticano di Nancy Charrier e Amy Houlden e sarà sempre lui che riuscirà, con l’aiuto di Vittoria e Valentina, a far avere dei soldi al console, una volta che questo si sarà unito ai partigiani. Raggiunta l’abitazione di Bonuccio Bonucci il 20 gennaio 1944, nei giorni successivi per motivi di sicurezza viene trasferito presso il casale di Ruggero Bruschi. Tale spostamento lo salverà dalla cattura. Infatti, pochi giorni dopo, i fascisti, informati da un delatore, fanno irruzione nell'abitazione di Bonucci arrestandolo. Il console fin dal suo arrivo aiuta economicamente la Brigata San Faustino, consegnando la somma di 100.000 lire per l’acquisto di armi e di generi di prima necessità. Tali rifornimenti andranno persi con la cattura di Bonucci. In seguito, si offre come tramite con le forze Alleate per ricevere lanci aerei di armi e rifornimenti, per questo invia un comunicato, trasmesso dal Cln attraverso una segnalazione radio. Partecipa inoltre ad alcune azioni di guerriglia organizzate dal tenente Mario Bonfigli. È anche grazie a lui che si riesce a smascherare la spia ungherese Maria Keller De Schleitheim (Marion), inviata dal capo della provincia Armando Rocchi per avere informazioni sul console e sulle attività della brigata. Dopo alcuni mesi, poiché i rifornimenti chiesti agli Alleati tardavano a pervenire e vista la cronica mancanza di munizioni che limitava fortemente l’operato della brigata, attraversa il fronte per chiedere personalmente l’invio di armi e munizioni. Nell'aprile 1944, con l’aiuto del partigiano Giovanni Marioli riesce a muoversi tra le linee nemiche, raggiungendo Grottazzolina nelle Marche. Qui tramite i partigiani locali prende contatto con la Forza A del comando di Bari, guidata dal tenente Cagnazzi, agente del controspionaggio alleato. In tal modo, il 10 maggio 1944 riesce a raggiungere, insieme ad alti ufficiali inglesi e americani, la cittadina di Ortona già liberata. Interrogato più volte e trasferito dapprima a Torino di Sangro poi a Foggia, in seguito a Napoli e Caserta, dove incontra il generale Harold Alexander e alcuni ufficiali dell'Oss, ai quale fa le medesime richieste già formulate nei precedenti interrogatori, ossia l’invio attraverso lanci aerei di rifornimenti per la Brigata San Faustino. Riceve rassicurazioni in tal senso e gli viene comunicato che un primo lancio è stato già effettuato a Morena (Gubbio, Pg), secondo le indicazioni da lui inviate tramite la segnalazione radio trasmessa dal Cln. Dopo un breve soggiorno negli Usa, nell’ottobre 1944 ritorna in Italia per riaprire il Consolato americano a Firenze. In seguito, si fa raggiungere in questa città da Ruggero Bruschi con la sua famiglia e da Vittoria Vechiet, assumendoli come dipendenti del Consolato. L’11 dicembre 1946 riceve dalla Casa Bianca la “Medaglia della Libertà” «per il servizio (…) meritorio nel raccogliere informazioni militari e politiche dietro le linee tedesche durante la (…) guerra del 1943». Nel dopoguerra continua a lavorare come Console in Italia. Successivamente, diventa capo di una sezione della Cia. Ricopre tra l'altro il ruolo di Vicedirettore della Scuola di Studi Internazionali dell’Università Johns Hopkins nella sede di Bologna. Muore nel 2001 a Rockville Montgomery, in Meryland.
Orsola Mazzocchi
Fonti e bibl.: Sergio Bovini (a cura di), L’Umbria nella Resistenza, vol. II, Editori Riuniti, Roma 1972; Raffaele Mancini, Appunti e testimonianze sulla I Brigata Proletaria d’Urto San Faustino, dattiloscritto in Archivio Anpi, Città di Castello 1988; Settimio Gambuli, A Gaeta far gavette, Protagon, Perugia 1990; Walter W. Orebaugh, Carol L. Jose, “Il Console”. Un diplomatico americano si unisce alla Resistenza italiana, Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello 1994; Roger Absalom (a cura di), Perugia Liberata. Documenti anglo-americani sull’occupazione alleata di Perugia, Accademia toscana di Scienze e Lettere «La Colombaria», Studi CXCIV, Firenze 2001.