Nasce a Moiano (Città della Pieve, Pg) il 25 febbraio 1916. Fotografo. Comunista. L'omonimia con il padre non è dovuta al battesimo mai effettuato, ma all'iscrizione all'anagrafe fatta con detto nome per ricordare il rivoluzionario e presidente messicano Benito Juarez. A sei anni di età perde la madre e rimane sotto la guida del fratello maggiore Solismo e delle due sorelle, Libera e Bruna, che sostituiscono i genitori per l'impossibilità del padre (calzolaio), affetto da poliomielite e messo in miseria dal regime. Segue gli studi sino alla quinta elementare nelle scuole di Moiano, crescendo nell'atmosfera delle lotte contro l'affermazione del fascismo in tutta Italia. Il padre, consigliere del Partito socialista italiano nel 1914 a Città della Pieve, ed il fratello maggiore, prima dirigente regionale della gioventù socialista e poi iscritto al Partito comunista d'Italia (Pcd'I), sono entrambi vigilati politici speciali e, insieme a tutta la famiglia, vengono perseguitati dal regime. La formazione del carattere di Benito risente profondamente di tale periodo. Nel contempo, il fratello maggiore lo introduce alla professione di fotografo.Nel 1943 è richiamato alle armi a Spoleto (Pg), ma all'indomani dell'armistizio, torna a Moiano e prende parte alla Resistenza nella brigata “Risorgimento”, con il nome di battaglia “Bitò” o “Tino” per distinguersi dal omonimo padre, diminutivi di “Benitino”. Fa parte del nucleo originario dal quale nasce la brigata “Risorgimento” già dal 9 settembre 1943, come risulta dal ruolino della brigata. Dopo aver disertato al primo bando militare promulgato dalla Repubblica sociale italiana (Rsi), d'accordo con il comandate risponde alla chiamata del “bando Graziani” (febbraio 1944), che prevedeva la fucilazione per i renitenti alla leva, presentandosi alla Milizia ausiliaria ferroviaria. Non viene destinato al Nord Italia e svolge funzioni da infiltrato, riportando notizie dal fronte nazifascista. Nel corso della guerra di Liberazione partecipa alle azioni dette “dei tre molini”, “dell'acquasanta'', “della mitraglia”, “delle scuole di Moiano”(il 5 marzo 1944), del “Crinale Monte Pausillo”, prodigandosi anche nella liberazione delle “ragazze di Valdilucciole” prese prigioniere dai tedeschi. Il giorno della liberazione di Città della Pieve, il 19 giugno 1944, dalla cima del monte Pausillo insieme al comandante Alfio Marchini avvista tramite un binocolo i carri armati inglesi provenienti da Canale (Città della Pieve, Pg), ai quali va incontro festeggiando la libertà ritrovata. Nei giorni che seguono il passaggio del fronte, l'organizzazione comunista si rimette in moto il 28 giugno 1944, soltanto nove giorni dopo la liberazione di Città della Pieve, costituendo a Moiano la sezione del Partito comunista italiano (Pci), della quale Benito è tra i fondatori come risulta dai verbali. Nell'immediato dopoguerra ricopre diversi incarichi affidatigli dalla sezione del Pci di Moiano: prima è segretario della sezione giovanile poi cassiere contabile e dirigente, sotto la guida del fratello. Dal 1947 si dedica alla fotografia: apre uno studio fotografico a Chiusi Stazione (Si), in via Cassia Aurelia, e soprattutto diviene un fotografo vedutista stimato in tutta l'Italia, producendo nei decenni successivi centinaia di migliaia di scatti per diverse aziende italiane, lavorando comunque anche in proprio. Muore a Chiusi il 7 giugno 1982.
Carlo Sacco
* La scheda è stata predisposta da Carlo Sacco, figlio di Benito Sacco e nipote di Solismo Sacco e Fanelli Palmira, e curata da Yuri Capoccia.
Fonti e bibl.: G. Pesca e G. Ruggiero, La brigata Risorgimento. Storie della Resistenza nelle zone del Pievese e del lago Trasimeno, s. l., s. e., 2001; B. Sacco, «La mitraglia» e «le 6 ragazze di Valdilucciole», in S. Sacco, Storia della Resistenza nella zona Sud-Ovest del Trasimeno, Quaderni della Regione Umbria, Perugia, 1991.