Nasce a Perugia il 13 giugno 1899. Giornalaio poi macchinista di scenario teatrale. Socialista. Figlio di Lino Santucci e Concetta Ceccomori, fratello dell'antifascista Mario Santucci. Nel 1924 emigra in Francia con la moglie e si stabilisce a Cannes. Nel 1931 viene condannato a tre mesi di reclusione dal Tribunale correzionale di Grasse per aver falsificato e ceduto al fratello Mario, che lo aveva raggiunto in Francia, la propria carta di identità scaduta. Il 7 agosto, con sentenza del Pretore di Perugia, viene condannato a pagare lire 500 di multa per il reato di oltraggio ad agenti di forza pubblica, commesso a Perugia il 4 marzo 1930. Nel 1932 si reca a Barcellona e poi a Siviglia in cerca di lavoro. Il 9 maggio, rientrato in Italia, viene fermato a Genova e tradotto in carcere per controlli. Durante il suo soggiorno all'estero era stato infatti segnalato per i sospetti contatti intrattenuti a Barcellona con alcuni antifascisti italiani e per l'accusa di aver manifestato propositi di attentati e di azioni contro le regie rappresentanze. Sottoposto nel luglio 1932 ai vincoli dell'ammonizione dalla Commissione provinciale di Perugia viene prosciolto a novembre per atto di clemenza in occasione del decennale della marcia su Roma e dimesso dalle carceri di Perugia in cui si trovava recluso per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Ritenuto «individuo arrogante e prepotente […] capace di commettere atti inconsulti anche perché affetto da epilessia», viene ricoverato nel marzo 1933 presso il Manicomio di Perugia. Il 16 aprile 1933 viene arrestato a Passignano sul Trasimeno, dove si era trasferito presso alcuni parenti, per avere offeso l’onore e il prestigio del Dr. Giorgio Coen, attribuendogli il fatto di averlo ricoverato in manicomio senza che fosse affetto da malattia mentale. Condotto a Castiglione del Lago per disposizione dell'Autorità Giudiziaria, il 24 aprile è tradotto nelle carceri di Perugia. Viene assolto il 31 maggio in quanto ritenuto «persona non imputabile per vizio totale di mente e per infermità» e se ne dispone il ricovero in un manicomio giudiziario. Nel luglio 1933 è assegnato al Frencomio di S. Girolamo di Volterra. Dimesso nel gennaio 1936 per revoca della misura di sicurezza, vi viene nuovamente rinchiuso a partire dal settembre dello stesso anno a seguito di maltrattamenti nei confronti della moglie. Risulta ricoverato nel Frencomio di Volterra fino all'ottobre 1940, quando viene inviato in licenza, da fruire presso l'abitazione del fratello Mario fino al 15 gennaio 1941, e sottoposto ai vincoli della libertà vigilata. Nel giugno 1941 viene fermato a Perugia, e poi rilasciato, in quanto sospettato autore, insieme al fratello ed altri antifascisti perugini, di alcune scritte sovversive trovate la mattina del 6 giugno sui muri della città. Nel novembre 1943, recatosi a Milano per ragioni di lavoro, viene rastrellato dai nazifascisti, con l'amante Irma Pannacci, e deportato come internato civile a Stoccarda. Qui rimane fino al 22 marzo 1945, giorno della liberazione. Ritornato a Perugia lavora saltuariamente nel montaggio degli scenari del teatro Morlacchi. Muore a Perugia il 16 gennaio 1972.
Valentina Marini
Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 4596, ad nomen; Asp, Questura, Schedati, b. 39, fasc. 11