• Ingresso delle truppe alleate a Città di Castello, 22 luglio 1944
  • Primo raduno degli ex perseguitati politici della provincia di Perugia (1945). Fra gli ospiti, il terzo da sinistra nella fila in alto è l'avv. Mario Berlinguer, padre di Enrico, ex deputato aventiniano allora fra i massimi responsabili dell'Alto commissa
  • Partigiani della “S. Faustino Proletaria d'urto” in marcia
  • Partigiani jugoslavi della “Gramsci” a Norcia nel giugno 1944
  • 11.	Comando del battaglione “Tito” della brigata “Gramsci”. Al centro Svetozar Laković “Toso”
  • Partigiani della “S. Faustino Proletaria d'urto”

Sarti Carlo

Nasce a Perugia il 19 giugno 1920. L’8 settembre 1943, all’annuncio dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, si trova a Hyères, in Francia, quale sottotenente del genio trasmissioni della IV armata. Privo di ordini da parte del comando d’Armata, il suo battaglione è fatto prigioniero dai tedeschi tra il 9 e il 10 settembre. Insieme a quanti rifiutano di arruolarsi nella Todt o di combattere per i tedeschi, a fine settembre viene deportato e internato nella fortezza di Leopoli, in Polonia. Alla metà del gennaio 1944 è trasferito nel campo di detenzione e transito per ufficiali di Wietzendorf (Oflag 83), nel nord-ovest della Germania. Qui partecipa alle numerose attività culturali organizzate dagli Internati militari italiani (Imi), si dedica alla lettura e conosce diversi intellettuali che avranno un ruolo di rilievo nell’Italia del dopoguerra, come l’economista Silvio Golzio, il senatore Paride Piacenti, il filosofo Enzo Paci, il pittore Giuseppe Novello, lo scrittore Giovanni Guareschi, il poeta Roberto Rebora, il critico cinematografico Fausto Montesanti. Sarti viene designato a coordinare il gruppo dei 41 ufficiali umbri internati nel campo. Condivide con la maggior parte dei prigionieri la resistenza alla fame, al freddo, alle ripetute pressioni dei tedeschi per indurre gli ufficiali a «optare» per il lavoro coatto. L’8 febbraio 1945 invia una lettera al Comando del campo, chiedendo che venga inoltrata al Comando Supremo della Wermacht, nella quale protesta contro la violazione del diritto e degli accordi internazionali, pretendendo di essere considerato e rispettato in conformità all’onore della sua divisa da ufficiale. Rifiuta pertanto categoricamente di fare qualsiasi lavoro e di cooperare con i tedeschi. Dopo la liberazione del campo avvenuta il 16 aprile, è trasferito nella vicina cittadella militare di Bergen, adiacente al campo di concentramento di Belsen. Rimpatriato con un treno-ospedale, torna a Perugia ai primi di settembre. Negli anni seguenti si laurea in Agraria e, dopo varie attività lavorative, nel 1964 apre la libreria «le Muse» in Corso Vannucci a Perugia, che gestisce fino al 1995. È attivo in diverse istituzioni culturali della città: “Amici della Musica”, “Amici della Lirica” e “Amici di Aldo Capitini”. Muore a Perugia il 29 aprile 2011. Una video-intervista a Carlo Sarti è conservata presso il Luogo di memoria e Centro di documentazione di Bergen-Belsen.


Luciana Brunelli


Fonti e bibl.: Archivio privato di Carlo Sarti; Pietro Testa, Wietzendorf, Edizioni Leonardo, Roma 1947; Carlo Sarti, Appunti di prigionia 1943-1945, Luciana Brunelli (a cura di), Editoriale Umbra, Isuc, Foligno-Perugia 2005.



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