Nasce a Castiglione della Valle (Marsciano, Pg) l'8 marzo 1920. Insegnante. Comunista.Rimasto subito orfano di padre, morto a seguito di mutilazioni subite in guerra, la madre – viste le misere condizioni della famiglia – lo affida al Collegio degli Orfani di Gubbio, dove nel 1936 conosce Primo Ciabatti, stringendoci immediatamente una profonda amicizia. Nel 1937 si avvicina all'antifascismo, grazie anche agli insegnamenti di un suo docente, il prof. Bruno Enei, il quale lo presenta ad Aldo Capitini. Nel 1938 lascia Gubbio per trasferirsi a Perugia, dove abita presso lo zio Alfredo Tomassini, e poco dopo consegue, insieme a Ciabatti, il diploma di maestro elementare presso l'Istituto magistrale “A. Pieralli”. Lo studio e la costante frequentazione di elementi comunisti lo avvicinano sempre più a quell'ideologia e quella prassi, provocandone l'allontanamento da Capitini il quale, nonostante ciò, resta un suo costante punto di riferimento. Convinto di dover combattere il fascismo non solo con lo studio ma anche nel campo dell'azione, la notte del 6 giugno 1941, insieme a Primo Ciabatti e con l'aiuto logistico di Alfredo Tomassini e Cesare Cardinali, scrive frasi contro il “duce” e la “guerra fascista” sui muri di alcuni punti nevralgici di Perugia, compiendo così l'atto più eclatante di antifascismo registrato a Perugia fino all'estate 1943. Su invito del prof. Giuseppe Granata e di Capitini, abbandona il lavoro di impiegato presso l'Ufficio provinciale del Tesoro per entrare a far parte dell'entourage della casa editrice “La Nuova Italia”. Quando nel 1942 Capitini viene per la prima volta arrestato, Tenerini intensifica la sua attività. Nel dicembre dello stesso anno riesce ad ottenere un posto come insegnante nell'isola di Veglia (oggi Krk, Croazia), dove entra in contatto con gruppi partigiani. Qui viene arrestato il 29 maggio 1943 dai Carabinieri e trasferito alla Rocca di Spoleto, mantenuto in isolamento come altri antifascisti umbri arrestati contestualmente e lì detenuti. Ne esce a fine luglio.Tornato a Perugia, insieme a Ciabatti e Ilvano Rasimelli si occupa di organizzare il movimento giovanile comunista, in previsione dell'ingresso in azione. Nell'ottobre 1943, insieme a Ciabatti, coadiuva il lavoro di Dario Taba nel formare gruppi partigiani costituendo, a Monte Malbe, il primo nucleo della futura brigata “F. Innamorati”, dove ricopre la carica di commissario politico. Nel mese di dicembre, tramontata l'attività del gruppo di Monte Malbe, organizza, sempre insieme a Ciabatti, lo spostamento della futura “F. Innamorati” sulle colline sopra Deruta (dove, presso Castelleone, già opera la brigata “Leoni”), prendendo subito parte attiva alle operazioni. Queste, che subiscono una rapida intensificazione nel mese di febbraio, provocano la reazione tedesca il 6 marzo, con un rastrellamento che scompagina entrambe le brigate.La brigata “F. Innamorati” riesce tuttavia a salvarsi e, dopo un periodo di stasi organizzativa e un numero elevato di abbandoni, la federazione clandestina comunista di Perugia decide di farla rientrare in azione nella zona di Agello (Magione, Pg), fra Perugia e il lago Trasimeno. Tenerini cura questa fase poi, dopo il 7 maggio 1944, viene destinato insieme a Dario Taba alla riorganizzazione della “San Faustino” (che da quel momento aggiunge “Proletaria d'Urto al nome), colpita da un duro rastrellamento tedesco. In quei giorni gli giunge notizia della morte del cugino Eglo, già staffetta della “F. Innamorati”, ferito un mese prima dai fascisti in centro storico a Perugia, e del fraterno amico Primo Ciabatti, ucciso dai tedeschi a Secchiano (Cagli, Pu), cui viene intitolata la formazione dislocata ad Agello.Dopo la liberazione di Perugia entra nella dirigenza locale del Pci e segue ardentemente il dibattito politico. Partecipa al V congresso del partito a Roma, nel 1945 viene nominato vice responsabile del settore organizzativo della federazione perugina e, tra settembre del 1946 e tutto il 1947, è responsabile della Camera del lavoro di Gubbio. Viene successivamente nominato segretario della Camera del lavoro di Foligno, dove si schiera apertamente per la piena applicazione del “lodo De Gasperi” insieme ai contadini e, denunciato, viene arrestato, processato e detenuto per nove mesi. Ricopre negli anni Cinquanta vari ruoli all'interno del Pci in varie sedi, tra cui Terni, Bologna, Narni e Novara, fino a quando lascia il partito nel 1957 in quanto disapprovava il nuovo corso politico intrapreso. Si trasferisce poi a Genova, dove trova lavoro come insegnante, senza perdere mai i legami con i compagni perugini e mostrando sempre grande entusiasmo per la lotta politica. Muore il 5 marzo 1985, mentre si trova occasionalmente a Perugia.
Benito Totino
Fonti e bibl.: R. Tenerini, Diario partigiano, in S. Bovini (a cura di), L'Umbria nella resistenza, vol. II, Editori Riuniti, Roma 1972; Asisuc, Anpi Perugia, b. 3, fasc. 9; A. Stramaccioni, Riccardo Tenerini: la vita, le lotte, le scelte politiche di un comunista senza dogmi, Coop. Umbria Informazioni, Perugia 1985; Testimonianze di un comandante partigiano, in L. Capuccelli (a cura di), Antifascismo e Resistenza nella provincia di Perugia (Documenti e testimonianze), “Cittadino e Provincia. Rivista mensile della Amministrazione provinciale di Perugia”, V (giugno 1975), pp. 70-73.