Nasce il 30 marzo 1913 a Narni (Tr). Operaio. Comunista. Proviene da una famiglia di umili origini, entrambi i genitori sono operai ed analfabeti. Nel 1928, all'età di quindici anni, inizia a lavorare presso lo stabilimento elettrochimico di Papigno (Tr). Qui, entra a far parte delle cellule comuniste svolgendo una forte propaganda clandestina antifascista poiché iscritto al fascio non per motivazioni politiche piuttosto «per bisogno e per solidarietà con i compagni di lavoro» – come scrive nella sua autobiografia. Nella fabbrica porta avanti una vivace campagna comunista stampando il giornaletto «La Scintilla», che viene diffuso nei luoghi di lavoro della provincia di Terni ed anche nello stabilimento Breda di Roma. Nel maggio del 1939 è arrestato per attività comunista. Dopo alcuni mesi di detenzione, gran parte dei quali scontati in isolamento, viene deferito dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato con sentenza istruttoria (n. 25 del 24 agosto 1939) a 4 anni di carcere per «associazione e propaganda sovversiva». É tradotto presso le carceri di Fossano (Cn). Successivamente, viene rimesso in libertà vigilata. Torna a Terni dove è costretto a rispondere alla chiamata alle armi: viene assegnato al 7° Autocentro militare e inquadrato nella 3° Compagnia presso la Fortezza da Basso a Firenze. Nel corso della permanenza nell'esercito combatte in Grecia, sul Pireo. Nel 1943 a seguito delle sconfitte militari subite nella penisola ellenica fa ritorno in Italia a Coverciano (Fi). L'8 settembre abbandona il suo reparto riuscendo a sfuggire ai tedeschi e la sera stessa è a Terni; il mattino seguente, viene immediatamente convocato dal responsabile militare Alfredo Filipponi per pianificare la lotta partigiana nel ternano. Il giorno successivo, il 10 settembre, è già al lavoro per organizzare le bande riuscendo a dar vita ad un gruppo con base nella zona tra Marmore (Tr) e Piediluco (Tr) che in breve tempo si costituisce nel battaglione “Spartaco Lavagnini” (sindacalista aretino vittima del fascismo). È comandante presso uno dei distaccamenti della formazione, prendendo parte attiva alla formazione della brigata “Gramsci” nel febbraio 1944. È presente in molte azioni militari condotte sia nel ternano che nel reatino; in particolare, partecipa al disarmo delle caserme di Rivodutri (Ri) e Cantacile (Ri) ma soprattutto combatte nella battaglia di Poggio Bustone (Ri) per la quale è decorato medaglia d'Argento al valor militare. Sotto la sua guida la brigata «Gramsci» procede all'occupazione di Leonessa (Ri). Dopo la liberazione di Terni (13 giugno 1944), a cui partecipa con la sua formazione, decide di continuare la guerra contro i nazifascisti partendo come volontario, il 2 febbraio 1945, nel gruppo di combattimento «Cremona» nel quale viene nominato responsabile dell’11° Compagnia del 21° Reggimento Fanteria. Sotto la sua guida, per cinque mesi, i 300 volontari ternani combattono per la liberazione dell'Italia sul fronte di Ravenna nella zona di Sant'Alberto (Ra). Nel dopoguerra, assume compiti di partito, sindacali e amministrativi. Inoltre, è segretario della sezione provinciale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi).Muore a Tarquinia (Vt) il 13 settembre 1987.
Yuri Capoccia
Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 5491, fasc. 138040; Asisuc, Anpi Terni, Resistenza/Liberazione, b. 10, fasc. 14; Asisuc, V. Zagaglioni, Autobiografia, dattiloscritto, s.d.; G. Canali, Zagaglioni Vero, in Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, vol. VI, T-Z, Bergamo, Walk Over, Milano, La Pietra, 1989; A. Dal Pont e S. Carolini, L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943, vol. II, La Pietra, Milano 1980, pp.1011-1012.